Il 3 febbraio 1993 lasciava questa terra Nello Ruggeri di Ponte San Pietro e L’Eco di Bergamo ospitava le parole di un anonimo cronista che di certo ne aveva colto il valore. «Non è facile – vorrebbe che non accadesse mai – discorrere di una persona cara che non è più. Perché vuol dire parlare di una parte di sé stessi, che si è spezzata. E se ne vorrebbe, allora, conoscere le ragioni; si vorrebbe interrogare il mistero della morte che siede in permanenza al tavolo del nostro vivere; si vorrebbe una risposta, che non è scritta in nessuna pagina umana, che non è incisa in nessuna pietra toccata da scalpello d’uomo… Nello! Per quanto è possibile entrare nel sacrario di un uomo, con siamo la sua vita e la sua operosità. Sotto una semplice apparenza, si nascondeva un animo delicato e pronto a commuoversi di fronte alla sofferenza, soprattutto se missionari, lebbrosi ed innocenti. Sposato nel lontano 1949 con la gentile signora Adele Rota, ha sempre partecipato alla vita e ai problemi della sua comunità di Ponte San Pietro. Erano, in particolare, molto saldi i suoi legami con la cittadinanza e soprattutto con alcune istituzioni fondate sulla solidarietà e sull’attenzione per i bisogni dei più deboli. Seppe abbinare all’amorevole cura della consorte, una premurosa attenzione rivolta a chi aveva bisogno. Non è facile ora elencare le opere di cui spiccò il suo zelo, fondato su una fede profonda e concretamente vissuta. Per molti anni fu presidente di Azione Cattolica, amministratore dei servizi sociali del suo comune, ma specialmente fedele e zelante archivista della sua comunità parrocchiale. Per oltre 50 anni si dedicò e soffrì con i poveri dell’opera San Vincenzo. Nel missionario, in qualsiasi terra lontana svolgesse il suo apostolato, vedeva il Cristo sofferente e sovente donava i suoi risparmi con generosità perché i pic coli potessero nutrirsi del pane necessario. Quanto abbia bene impiegato i suoi talenti nella lunga ed operosa vita, lo si può constatare dal rimpianto suscitato dalla sua scomparsa e dalla larga attestazione di affetto e di stima alla signora Adele. Ecco, è a distanza di un anno dalla sua dipartita che vorrei porre, oggi, quelle domande sui perché, ai quali l’uomo non sa dare la risposta giusta. Lui, che ora vede Dio – a faccia a faccia – saprebbe dare l’esatta risposta, perché l’attinge nel cuore di chi - viandante, un giorno, come tutti noi - ha avuto paura del mistero della morte e lo ha, tuttavia, illuminato con il fulgore della sua resurrezione».
Archivio de L’Eco di Bergamo