Mario Merelli ha scalato i monti dalle vette più elevate al mondo. Non ci fu mai, però, secondo i suoi amici e i suoi compagni di cordata, montagna più alta della sua solidarietà. Merelli ha cominciato a praticare l’alpinismo con il padre Patrizio, guida alpina. La sua prima spedizione alpinistica fu legata al parapendio, altra sua passione oltre alla scalata. Nel 1989, con il padre, la guida alpina Morandi e Walter Dimai, Mario scalò il Chimborazo, di 6.300 metri, la montagna più alta dell’Ecuador per lanciarsi da lassù. Un volo di circa quattro ore fino a 3.200 metri. Fu il primo a compiere su quella cima un’impresa di tale genere. Merelli era sempre pronto a tornare indietro per recuperare gli amici in difficoltà nel corso della scalata, o a confortare i suoi familiari, quando questi ultimi si trovavano in difficoltà. Ancora in vita aveva dato avvio, insieme all’amico Marco Zaffaroni, al progetto di costruzione dell’ospedale di Kalika, nel Dolpo, in Nepal. Prima della conquista della vetta veniva il valore delle vite umane degli alpinisti. Un vero esempio di vita per chi frequenta la montagna. La targa presente nel Kalika hospital recita: «In memoria di Mario Merelli alpinista e sognatore. Grazie alla condivisione dei suoi sogni il Kalika family hospital è una realtà». Ieri 2 luglio Mario avrebbe compiuto 62 anni.
Archivio de L’Eco di Bergamo